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martedì 3 gennaio 2012

La riforma delle pensioni è contro i giovani, non a favore

Questo post è una breve e veloce risposta ad un intervista apparsa ieri sul Corriere della Sera al presidente dell'Inps Mastrapasqua, che trovate a questo link.
Alla domanda se una delle conseguenze dell'ultima riforma previdenziale potrà essere una ancora maggiore difficoltà per i giovani a trovare lavoro, Mastrapasqua risponde così: «Vari studi, in particolare sui Paesi del Nord-Europa, mostrano che a un aumento dell'età pensionabile non corrisponde una diminuzione del lavoro per i giovani. Anzi si crea un circolo virtuoso, con i lavoratori più anziani che diventano tutor di coloro che entrano in azienda. Sono Paesi con un più alto tasso di occupazione, che sostiene la crescita dell'economia e delle occasioni di lavoro. Dobbiamo andare in questa direzione.» Questo post vuole testimoniare l'esistenza di altrettanti studi, sicuramente meno propagandati dai mezzi di informazione, che hanno portato a risultati contrari a quanto sostenuto da Mastrapasqua e che quest'ultimo si guarda bene dal citare.


Un esempio di questi è uno studio del maggio 2009 dal titolo "Increasing the Legal Retirement Age: The Impact on Wages, Worker Flows and Firm Performance". Questo studio è molto significativo perchè si riferisce agli effetti avuti dalla riforma pensionistica introdotta in Portogallo nel 1993, riforma che ha innalzato l'età di pensionamento per le donne da 62 a 65 anni, lasciando quella degli uomini invariata a 65. Lo studio come si evince dal titolo aveva come obiettivo capire  le conseguenze della riforma su più variabili economiche: retribuzioni, flussi di lavoratori e competitività delle aziende. 
I risultati ottenuti sono molto diversi da quelli che Mastrapasqua prevede per l'Italia. Testualmente gli autori scrivono "Possiamo desumere da quest'analisi che la nuova legge ha avuto l'effetto di diminuire le nuove assunzioni di quasi una lavoratrice ogni anziana lavoratrice trattenuta in azienda". Nello specifico gli autori hanno inoltre evidenziato che le conseguenze negative maggiori, ovvero la maggiore difficoltà nel trovare un lavoro, sono state subite dalle lavoratrici più giovani in cerca di prima occupazione. Nelle conclusioni poi essi pongono dei dubbi sulla bontà della riforma, evidenziando il fatto che l'innalzamento dell'età della pensione è considerata importante per migliorare la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico ma che sarebbe bene giudicare queste politiche soprattutto dai loro effetti reali sul mondo del lavoro piuttosto che da formule finanziarie fittizie.
A dar torto a Mastrapasqua però, leggendo bene l'intervista, è Mastrapasqua stesso. Infatti quando dal mondo teorico-fantastico popolato da tutors entrati in circolo virtuso è costretto a parlare del mondo reale, torna comune mortale ed usando il semplice buon senso, anzichè modelli teorici prestabiliti, anche lui riesce a capire abbastanza facilmente il funzionamento del mercato del lavoro, ed il fatto che i flussi in entrata ed in uscita sono spesso in relazione tra di loro. Alla domanda infatti su come sia possibile mettere insieme tre enti senza che vi siano esuberi di personale risponde appellandosi immediatamente ai flussi in uscita: «Consideri che solo dall'Inps escono ogni anno per andare in pensione 1.200-1.300 dipendenti». In pratica il suo ragionamento sarebbe il seguente: più pensionamenti ovvero più carenza di personale ovvero meno esuberi. Dal che si evince che, in mancanza di una fusione e di personale da ricollocare, alla carenza di personale seguirebbero inevitabilmente nuove assunzioni come avviene normalmente.

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